Manifestazione il 18 settembre davanti alle ex reggiane: “Così non va! State uccidendo Reggio. Salviamo la nostra città!”

di Redazione Ago28,2021

Negli ultimi anni a Reggio Emilia abbiamo assistito ad eventi che hanno colpito la condizione della città.
In primo luogo, l’inaspettato collasso della grande cooperazione dell’edilizia, le cui superbe sedi torreggiavano nell’area Nord della città. La caduta delle COOP del cemento, definita addirittura come la caduta del sistema Reggio, è poi rimasto un argomento tabù, senza consentire una riflessione critica, doverosa, a fronte di un sacrificio così importante del risparmio privato dei lavoratori reggiani.

Segue, a ruota, la dichiarazione di Reggio come epicentro di Ndrangheta. Anche questo evento si è abbattuto sulla città nonostante decenni di assicurazioni contrarie: i famosi anticorpi, che evidentemente non c’erano. Ma nessuno sapeva, nessuno immaginava …

Poi arrivano anche le indagini su incarichi e appalti in Comune, ancora in corso, nel silenzio delle istituzioni che non si sentono tenute a dare spiegazioni di quanto accade all’insaputa dei Reggiani.

Con tante domande rimaste ad oggi prive di risposta, anche politica, desta giusta inquietudine la vicenda dell’allontanamento da Reggio Emilia del Procuratore della Repubblica Dott. Mescolini per incompatibilità ambientale.

Contemporaneamente alla crisi delle Coop ed alle vicende giudiziarie, Reggio Emilia ha visto numerosi quartieri lasciati all’incuria, divenuti periferie degradate, anche per la mala gestione dell’immigrazione. Nascono comitati di quartiere che arrivarono a protestare fin sotto il Municipio. Vengono ingiustamente accusati di razzismo e ridotti per lo più al silenzio.

Dal degrado alla pandemia: il commercio reggiano, i negozi di quartiere, le attività storiche presenti da generazioni sono stati letteralmente sterminati. Le vie della città si presentano ormai disseminate di serrande abbassate.

È invece ripresa la cementificazione comunale, presentata come riqualificazione e recupero storico, abbatte alberi e lastrica le nostre piazze con materiali capaci solo di imitare il cemento.

Quanto prodotto con investimenti sostanziosi, anche di denaro pubblico, viene poi mal curato e lasciato in condizione da farlo apparire già vecchio e trasandato.

Alla criminalità d’importazione si aggiunge un disagio sociale, anche giovanile, che va ad alimentare le cosiddette baby gang, rendendo i luoghi pubblici insicuri per i nostri anziani e per le nostre donne.

Si può cambiare? Si può invertire questa discesa e salvare la città?
Proponiamo di restituire importanza all’ordinaria manutenzione della città, piuttosto che rincorrere l’affare del grande cantiere.
Scelte che salvaguardino l’equilibrio di Reggio Emilia che per sue caratteristiche e dimensione può legittimamente ambire ad essere una città autenticamente a misura d’uomo.

Il cambiamento può avvenire rinunciando alla logica che sacrifica la città alla necessità di alimentare il sistema di potere con grandi opere che spesso portano all’abbandono di altre aree destinate a rapido declino. Con ingiustificato consumo di territorio, spesso sottratto ad aree verdi ed al benessere dei quartieri.

Iniziamo a tenere bene quello che abbiamo, puliamo e mettiamo in ordine strade e luoghi, il verde pubblico, l’arredo urbano.
Controlliamo e curiamo il territorio: in una città delle dimensioni reggiane non possono esserci zone fuori controllo.
Le ex Officine Reggiane vengano poste in sicurezza con un’unica operazione delle forze dell’ordine, poi chiuse e poste sotto sorveglianze di telecamere e custodi fissi.

La zona della stazione deve essere munita di un presidio di polizia ad essa dedicato: non è sufficiente promuovere grandi lavori edili, e neppure trasferirvi la sede della municipale, senza prima mettere in sicurezza il quartiere.

Anche il Parco del Popolo, come gli altri giardini pubblici, deve essere recintat0, videosorvegliato e provvisto di un custode.

I luoghi, le strade e le piazze devono essere ben tenuti affidandone la cura ad un personale fisso, ad essi dedicato. Gli appalti di respiro cittadino hanno dimostrato ovunque scarsa efficacia. La città deve tornare in mano ai quartieri e deve avere addetti sul posto. Non solo ditte che passano ogni tanto, e che finiscono per fare tutto e male. Un riferimento nel quartiere per tutti i grandi servizi dalla raccolta dei rifiuti alla pulizia delle strade. I Reggiani devono trovare nel quartiere custodi, giardinieri e rappresentanti delle forze dell’ordine fissi, che potranno conoscere ed essere da essi riconosciuti.

Contestiamo al Comune di avere abbandonato la funzione del buon amministratore dei beni pubblici della città, di aver sacrificato il diritto dei Reggiani ad una città ed una vita a misura d’uomo per favorire gli affari destinati alla sopravvivenza di un potere che serve solo sé stesso e non il bene della comunità.

Il Comitato Promotore: Isabella Albertini, Laurenzia Azzolini, Federica Prati, Luca Tadolini, Isabella Vaccari, Pamela Vandelli

Aderiscono: Federico Braglia, Paolo Brunazzi, Paolo Zecchetti, Renato Braccini, Paolo Comastri, Stefania Violi, Giuliana Reggio, Enrico Aimi Senatore, Tommaso Foti Deputato

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