I costi aziendali sono sicuramente una delle voci che spaventa di più sia i nuovi che i “vecchi” imprenditori. Quando si avvia un’attività o si è alle prese con la gestione della propria impresa, i costi fissi e variabili possono sembrare una vera e propria montagna da scalare e domare.
In realtà, non dovrebbero spaventare più di tanto se si ha ben chiaro quali sono i costi da sostenere e si è in grado di gestirli nel modo corretto. Certo, all’inizio è normale avere qualche timore rispetto a spese come gli affitti, le bollette, gli stipendi del personale, le tasse e molto altro. Ma conoscendo nel dettaglio quanto si spende e per cosa, è possibile tenerli sotto controllo.
Un aspetto fondamentale è monitorare costantemente le uscite economiche dell’azienda, distinguendo quelle fisse da quelle variabili, per capire su quali voci è possibile intervenire per ottimizzare le risorse. A tal proposito risulta molto utile dotarsi di strumenti di gestione e controllo della contabilità, come quelli offerti da piattaforme online come https://fatturapro.click/.
Soluzioni del genere, oltre a semplificare la gestione amministrativa, permettono di tenere tutto sotto osservazione in tempo reale: dall’emissione delle fatture alla loro conservazione, fino al monitoraggio delle spese. Elementi importanti per non farsi cogliere impreparati dai costi e poterli affrontare consapevolmente, senza lasciarsi sopraffare dalla paura. Conoscenza dei numeri e utilizzo degli strumenti giusti, ecco gli ingredienti per smettere di temere le uscite dell’attività e iniziare a gestirle al meglio, per la crescita e la competitività dell’azienda.
Costi aziendali: le diverse tipologie
I costi aziendali possono essere classificati in base a differenti criteri, in relazione alla loro natura e peculiarità contabile. Identificare con precisione le voci che compongono il quadro economico dell’impresa è fondamentale per una corretta gestione e pianificazione del business.
I costi possono essere distinti in costi fissi e costi variabili. I primi restano invariati al variare del livello di attività e comprendono ad esempio gli ammortamenti, le locazioni di immobili e le utenze. I secondi variano in relazione al volume di produzione/vendita e includono per esempio le materie prime, la manodopera diretta e i costi di imballaggio. Va puntualizzato come alcune voci possano presentare aspetti di fissità e variabilità, come nel caso delle prestazioni di servizi esternalizzati che dipendono dal quantitativo di output ma includono quote fisse.
Un’ulteriore tipologia è quella che distingue i costi industriali, tipici della fase produttiva come i materiali, dai costi commerciali e di amministrazione. Questi ultimi includono spese per il personale non produttivo, affitti, servizi generali, ammortamenti delle immobilizzazioni materiali e immateriali destinate alla gestione.
Un ulteriore criterio di classificazione è legato alla natura del costo, distinguendo tra costi per consumi, quali quelli per materie prime ed ausiliari che si esauriscono nel processo produttivo, e costi per prestazioni di terzi. Questi ultimi includono ad esempio trasporti, servizi, consulenze, manutenzioni.
Un aspetto dirimente è legato inoltre alla distinzione tra costi dedotti e non dedotti ai fini delle imposte sul reddito. Le aziende devono tenere una contabilizzazione puntuale che consenta di isolare le voci fiscalmente rilevanti. Infine, meritano menzione i costi di avviamento e di ricerca e sviluppo, particolarmente importanti per il posizionamento competitivo di medio-lungo periodo delle imprese.